Il 30 aprile 2014 si celebra la “Giornata Internazionale Unesco del Jazz”. La musica ha dimostrato attraverso le varie epoche di essere un potente strumento di comunicazione. Come è noto, il Jazz è una forma di musica nata, all’inizio del 900, dall’incontro tra la cultura africana e quella europea, propagatasi inizialmente nel sud degli Stati Uniti per poi diffondersi in tutto il mondo, prendendo il meglio dalle varie nazioni e arricchendosi attraverso la fusione delle diverse culture. Oggi è una forma d’arte internazionale che parla tante lingue: è un mezzo di comunicazione che trascende le differenze di razza, religione, etnia o nazionalità. Appartiene al mondo ed è un formidabile strumento di dialogo interculturale, di unificazione e di coesistenza pacifica. È per questo motivo che l’Unesco ha deciso di celebrare il 30 aprile di ogni anno la “Giornata Internazionale del Jazz” in tutto il mondo.
Anche la Casa del Jazz, con il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, partecipa mercoledì 30 aprile a questa importante giornata presentando il concerto del pianista STEFANO BATTAGLIA e il suo progetto “ALEC WILDER- SONGS WERE MADE TO SING”. Nel 2014 in collaborazione con la Alec Wilder Foundation, la Patterson University, il Torino Jazz Festival e ECM Records, Stefano Battaglia affronterà una lunga serie di registrazioni per documentare l'integrale delle “songs” del compositore americano Alec Wilder. Il Progetto “Alec Wilder – Songs Were Made To Sing” di Battaglia è il risultato di una ricerca ed elaborazione pluriennali. Maestro nei generi più diversi, Wilder è stato anche autore di magnifiche pagine di musica vocale, sia di carattere lirico (“art songs”) sia di carattere popolare (“popular songs”). Stefano Battaglia ha lavorato alla reinterpretazione di queste pagine preziose e semisconosciute e in occasione della Giornata Internazionale del Jazz UNESCO presenta alla Casa del Jazz il progetto per le “Popular Songs” alla testa di un quartetto internazionale con il trombettista Avishai Cohen, il contrabbassista Joe Rehmer e il batterista Fabrizio Sferra.

STEFANO BATTAGLIA

Dal 1984 ad oggi Stefano Battaglia ha tenuto più di 2000 concerti in Italia, Germania, Svizzera, Francia, Spagna, Austria, Repubblica Ceca, Spagna, Ungheria, Belgio, Giappone, Tunisia, Israele, Stati Uniti, Olanda, Grecia, Marocco, Svezia, collaborando con molti musicisti internazionali e pubblicando più di cento dischi, che gli hanno valso numerosi premi e riconoscimenti nazionali ed internazionali.
E' docente ai seminari Siena Jazz dal 1988 e al Corso di specializzazione e di Alta Qualificazione Professionale per esecutori di musica jazz di Siena, dove dirige dal 1996 il Laboratorio Permanente di Ricerca Musicale, spazio dedicato alle discipline dell’improvvisazione, della composizione e della sperimentazione.
Ha svolto un’intensa ricerca specifica attorno alla solo performance sia in ambito classico (con repertori barocchi e contemporanei) che di improvvisazione (10 album di piano solo), concentrandosi al contempo nel dialogo tra strumenti a percussione, evidenziata dalle lunghe collaborazioni, in duo con i percussionisti Pierre Favre (l’album Omen), Tony Oxley (il cd Explore è stato votato negli Stati Uniti tra i migliori dieci album europei del decennio 1990-2000) e Michele Rabbia con gli album Stravagario I e II e Pastorale.
Inizia nel 2004 la collaborazione con la prestigiosa etichetta discografica tedesca ECM, che pubblica 5 album del pianista: Raccolto, che evidenzia la specifica caratteristica di dualità del pianista. Re: Pasolini, lavoro celebrativo ispirato dall’opera di Pier Paolo Pasolini. Il tributo al poeta viene eseguito nelle più prestigiose sale da concerto del mondo, tra cui la Steinway Hall di New York, l’Alte Oper di Francoforte e il Teatro Vachron di Atene.
Pastorale, nuovo capitolo del sodalizio del duo con il percussionista Michele Rabbia, che negli anni ha contemporaneamente coltivato importanti collaborazioni, dialogando con altre discipline dell'arte, in particolare con il pittore-performer Gabriele Amadori, e la danzatrice Teri Weikel.
Per ECM sono anche gli ultimi due album con il suo Trio: The River Of Anyder (2011), e Songways (2013).

ALEC WILDER (1907-1980)

Considerando l’importanza ciclopica della sua opera ed il gran numero di lavori innovativi nel suo catalogo, l’oblio nel quale Alec Wilder è sospeso è diventato nel tempo una inspiegabile caratteristica che ha reso via via sempre più affascinante e sottovalutata la sua figura. Malgrado il successo di “It’ so peaceful in the country” e “I’ll be around”, le sue canzoni non convincevano né gli editori, né gli esecutori, né il pubblico. Erano troppo personali, le sue forme troppo bizzarre, i suoi intervalli troppo difficili, e, inesorabilmente, Wilder non poteva essere inserito in nessuna categoria. Era un uomo brillante e colto, viaggiatore fanatico, amante della natura e arguto osservatore, nonostante il talento e il gusto innato ebbe sempre a combattere con la precarietà della sua carriera.Nato nel 1907 a Rochester, New York, nei suoi primi vent’anni cominciò come assistente alla produzione in film sperimentali come Lot In Sodom e The Fall Of The Hose Of Husher. Ispirato dal lavoro di Harold Arlen e dalla cantante Ethel Waters, Wilder cominciò a scrivere canzoni alla fine degli anni ’20, disciplina che gli fruttò un’intensa attività di collaboratore ai programmi della radio Ford in veste di arrangiatore, per tutto il successivo decennio. I suoi interessi di compositore si spostarono e svilupparono decisamente, concretizzandosi nel suo Octets (1939–1941), e nel balletto Juke Box (commissionato dall’American Ballet) che combinavano profeticamente l’idioma jazzistico con quello classico, alla ricerca di nuove forme.Nel 1945 gli sforzi dedicati da Frank Sinatra all’arte orchestrale di Wilder si concretizzarono nell’album Frank Sinatra Conducts The Music Of Alec Wilder. Fu una svolta decisiva: Wilder intuì i pericoli del business musicale americano,
rivolto alle forme popolari, e vi fuggì concentrandosi via via sempre di più sulle forme classiche e sui linguaggi “colti”, continuando comunque a scrivere canzoni ma sviluppando un catalogo di lavori strumentali, intimi e delicati, quasi sempre dedicati alla forma breve, alla miniatura, con grande attenzione alla sintesi: un’idea piuttosto moderna di “non-sviluppo”. Wilder credeva fermamente che la qualità si nascondeva nel dettaglio, nella disciplina e nell’intensità, piuttosto che nella quantità, nel peso e nel volume.Quasi naturale risulta di conseguenza il suo interesse nella musica per bambini, che lo portò a scrivere una raccolta di 100 pezzi per studenti di pianoforte, a registrare per la Golden Records A Child’s Introduction To The Orchestra, e tre opere per l’infanzia: The Lowland Sea, Sunday Excursion e Cumberland Fair (con i testi di Arnold Sundgaard). Moderne e sofisticate le sue canzoni per Alice In Wonderland e Pinocchio.Altre partiture per il teatro sono The Wind Blows Free e Kittiwake Island, le opere The Opening e Truth about Windmills sempre con Sungaard. Nobady’s Earnest con i testi di Sundgaard e le liriche di Ethan Ayer. Musicò per il teatro le fiabe Miss Chicken Little, Pinocchio e Hansel e Gretel.Con i testi di William Engvick, uno dei suoi più fedeli collaboratori compose le opere Ellen e Racketty Packetty House. Continuò la sua passione per il cinema sperimentale e i documentari, per cui scrisse le musiche Grandma Moses, il vincitore dell’Oscar Albert Schweitzer, The Sand Castle, Open the Door And See All The People, The Bird Cage, e See The Jaguar. Pubblicò tre libri: Lullabies And Night Songs, American Popular Songs – The Great Innovators 1900 – 1950 e Letters I Never mailed, con molte interessanti opinioni riguardo un’infinità di argomenti diversi. Vincitore di diversi premi letterari e nominato per il National Book Award per alcuni suoi testi universitari. Tra i meriti compositivi di Wilder va ricordato quello di aver portato a termine il progetto, la missione quasi, di aver scritto brani in a solo per ogni tipo di strumento e ha ricevuto il premio mondiale al Library Congress per i due Trios For Bassoon Clarinet And Piano.Ha scritto diverse composizioni per organici di strumenti a fiato e molti brani di jazz per gli amici improvvisatori, che nel tempo gli hanno sempre dimostrato stima e affetto. Ha inoltre musicato opere letterarie e poetiche diverse, alcune in forma di lieder, altre con una forma a sviluppo orizzontale, non ciclica, da lui denominate Art Songs. Alec Wilder muore nel 1980, alla vigilia di Natale, lasciando un importantissimo contributo allo sviluppo della musica americana del ‘900. Fu catalizzatore e fautore del recupero della tradizione popolare americana, della canzone e della riscoperta delle radici interne del paese, delle musiche tradizionali degli indiani nativi americani. Ha sostenuto e contribuito al concetto di canzone come forma d’arte, e le 56 puntate alla National Public Radio in compagnia di Loonis McGlohon (il suo collaboratore per i testi degli ultimi anni) hanno favorito la scoperta e la conoscenza di nuovi compositori, scrittori e interpreti del genere. Nel 1982, si è formata l’organizzazione Friends Of Alec Wilder, formata da artisti e intellettuali nel tempo in molti modi influenzati e ispirati da Wilder, consapevoli della particolare importanza “trasversale” del suo genio.

CASA DEL JAZZ

Giornata Internazionale UNESCO del Jazz

STEFANO BATTAGLIA
“ALEC WILDER – SONGS WERE MADE TO SING”
Avishai Cohen tromba
Stefano Battaglia pianoforte
Joe Rehmer contrabbasso
Fabrizio Sferra batteria

Informazioni, orari e prezzi

Ore 21.00

Info:
06/704731
info.cdj@palaexpo.it

Ingresso 15 euro

Dove e quando

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