La mostra è stata concepita e presentata per la prima volta da Science Gallery presso il Trinity College di Dublino. Nella versione itinerante è co-prodotta da Science Gallery e Centre de Cultura Contemporània de Barcelona.
Cyborg, superuomini e cloni. Evoluzione o estinzione? Che cosa vuol dire essere un uomo o una donna oggi? E come sarà tra cent'anni? Nel frattempo la tecnologia fa passi da gigante. Dobbiamo continuare ad accettare che la nostra mente, il nostro corpo e la nostra vita quotidiana vengano modificati o esistono confini che non andrebbero superati?
La mostra HUMAN+. Il futuro della nostra specie esplora i potenziali percorsi futuri dell'umanità considerando le implicazioni delle tecnologie passate ed emergenti. Il simbolo "+" in Human+ comporta un orientamento positivo per il futuro della nostra specie. Ma qual è questo orientamento? Per gran parte del Novecento, il progresso è stato misurato in base all'incremento di velocità ed efficienza – maggiore rapidità significava più forza ed efficacia – ma tutto ciò ha avuto come effetto collaterale quello di renderci più grassi, più tristi e più stanchi. C'è bisogno di ridefinire il concetto di riuscita.
Il XXI secolo sarà caratterizzato dalla convergenza di settori come la biotecnologia, la robotica e l'intelligenza artificiale. Manipolazione di processi biologici, controllo di apparati meccanici e digitali, creazione di un'intelligenza non biologica al di sopra e al di là della comprensione umana: questi progressi sollevano interrogativi di natura etica sull'appropriazione della vita e l'alterazione dell'io. Le forze convergenti di queste e altre correnti ci porteranno in luoghi nuovi e sconosciuti.
Dalle provocazioni sottili ai grandi gesti, le opere in mostra ragionano sul modo in cui questi cambiamenti possono essere adottati e assimilati. Il valore della speculazione, infatti, non sta nella previsione ma nella riflessione. Per che cosa stiamo lottando?
Consapevolmente o meno, stiamo disegnando il nostro futuro, e ogni disciplina avrà un ruolo in questo processo.
A cura di Cathrine Kramer
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