SPROFONDARE NEL MITO
Pier Paolo Pasolini e Maria Callas
Fotografie di Mario Tursi dalla collezione privata di Giuseppe Garrera
A cura di Giuseppe Garrera, Sebastiano Triulzi, István Puskás

Attraverso gli straordinari fotogrammi di Mario Tursi, questa mostra restituisce più ancora che l'emozione del momento catturato, l'esperienza del sogno della camera oscura, e del potere che essa possiede nelle mani di un poeta. Si tratta degli scatti fatti durante le pause e le riprese del film Medea (1969) di Pier Paolo Pasolini, interprete Maria Callas, e del loro incontro.
Maria Callas viene scelta da Pasolini per interpretare il ruolo di Medea proprio quando la sua parabola esistenziale sembra coincidere tragicamente con quella dell'antica eroina: smarrito il potere magico della sua voce, da poco abbandonata dall'uomo che pensava l'amasse e per il quale ha sacrificato tutto (Onassis si è appena sposato con Jacqueline Kennedy sancendo dopo nove anni la fine definitiva del loro amore), da maga e regina delle scene, divina e potente, è divenuta all'improvviso fragile e vulnerabile: per molti è ormai inesorabilmente avviata sul viale del tramonto, non ha  più poteri né regalità né incantamenti.
Per Pier Paolo Pasolini l'incontro con Maria Callas si rivelerà un incontro numinoso, che farà risorgere visioni, susciterà allucinazioni: tutta l'impresa del film Medea prenderà la forma di un viaggio, di una discesa nel regno delle madri.
È lo stesso Pasolini a chiedere al fotografo Tursi di catturare, nel volto, nei gesti, nel biancore della pelle di Maria Callas, la visione e il baluginare del terribile, la fine, come sulle soglie di un abisso, di ogni consolazione femminile e di ogni rassicurazione materna.
Le sedute, le riprese, gli scatti, si rivelano una cerimonia evocativa e incantatoria: raramente la macchina fotografica ha mostrato così chiaramente il suo portentoso potere stregonesco.

REINTERPRETARE IL MITO
Fotografie di Lucia G?bölyös, Eszter Herczeg
A cura di Tamás Torma e István Puskás
 
L'altra sezione della mostra è costituita dalle immagini di Lucia G?bölyös e Eszter Herczeg (fotografe ungheresi) che reinterpretano il mito in chiave contemporanea. Le loro opere delineano contesti e situazioni di ruoli femminili e di problematiche legate alla famiglia, sottolineando la presenza/assenza del corpo. Le fotografie sono accompagnate da installazioni site specific.

Informazioni, orari e prezzi

Accademia d'Ungheria in Roma
Palazzo Falconieri

Ore 19.30

Dove e quando

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