Tra i tanti talenti richiesti a chi pratica la recitazione, quello della memoria è certamente il più abusato e citato. Se è vero, allora, che recitazione e vita reale vanno di pari passo, lo stesso dovrebbe accadere per questa caratteristica fondante dell'essere umano. Dovrebbe, insomma, la memoria essere legata in modo indissolubile alla storia. In fin dei conti è proprio il particolare sviluppo della capacità di ricordare, unito all'attitudine ad interpretare gli eventi, la coscienza, ciò che dovrebbe distinguere l'uomo dall' animale. Eppure nel momento in cui le parole "memoria" e "storia" si incontrano, il vuoto che si crea risulta incolmabile. L'umanità non ricorda o, peggio, fa finta di non ricordare. Non solo. Non ricordando, non impara dai propri errori. E li ripete. Continuamente, coscientemente e storicamente.
Questo gruppo di attori ed attrici, insieme ad alcuni ragazzi della Chaplin Academy of Performing Arts, mette in scena quadri di una storia solo in parte passata e lontana. Attraverso un lavoro di ricerca e di fusione tra materiali diversi, teatrali e documentaristici, proposti sotto forma di narrazioni incrociate e comunicanti a livello emotivo più che cronologico, tenta di ricreare atmosfere e suggestioni dell'Europa di metà secolo scorso, focalizzando l'attenzione sulla Germania nazista, icona ed esempio massimo di esperienza che si dovrebbe imparare a non ripetere.
Si chiama "memoria storica". Ne abbiamo necessità. Oggi più di sempre. Uno spettacolo teatrale, seppure nel suo piccolo, può farsi veicolo di un'urgenza che, in ogni caso, non può essere sottovalutata.
Note di regia di Andrea Martella

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