Un testo straordinario che anticipa molta drammaturgia del Novecento per la sua meta-teatralità. Il testo anticipa il "teatro nel teatro" pirandelliano, con un'azione che si svolge anche in platea e il gioco del teatro messo a nudo.
La parodia di Petito, che gioca sulla conoscenza dell’opera originale, immagina un teatro dove, al momento in cui deve andare in scena la Francesca, vengono a mancare gli attori, impediti da una serie di liti sentimentali degenerate in zuffa: la recita non può più aver luogo.
Il pubblico, intanto, attende che si alzi il sipario, e protesta perché è stanco di aspettare, in particolare una “Madame” francese venuta appositamente per vedere l’opera. Ed è già da qui che si indirizza la parodia verso l'abbattimento della "quarta parete", senza tuttavia avere ancora alzato il sipario:
È Don Giovanni ad annunciare alla platea quanto è accaduto ed è costretto, a seguito delle proteste, a garantire la messa in scena dello spettacolo. Con l’ausilio di alcuni suoi attori, Don Gaetano e Menicuccio, con l’aiuto del fido suggeritore Alfonso, si da inizio ad una sintetica ed arrangiatissima esecuzione della tragedia del Pellico. Naturalmente i nuovi attori non sanno la parte e devono inventare, con l’aiuto del suggeritore anch’egli profano, imbastendo gesti e battute grossolane.
Il risultato è una comicità scenica originale, con un canovaccio di un susseguirsi di situazioni divertenti ed esilaranti.
Da notare che lo stampatore De Angelis, che pubblicò l'opera, aggiunse quel “tragedia a vapore” che tanto rimanda ai futuristi o che comunque lascia intravedere una strada verso il “teatro sintetico”.

Informazioni, orari e prezzi

Teatro Trastevere
Ore 21:00

Dove e quando

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