"A molti individui o popoli può accadere di ritenere che ogni straniero è nemico, quando questo avviene al termine della catena sta il lager." Da questa convinzione di Primo Levi parte Il viaggio, con la drammaturgia e la regia di Giuseppe Argirò, in scena lunedì 23 gennaio alle 21 al Teatro dell'Angelo, con Renato Campese, Maria Cristina Fioretti, Maurizio Palladino, Alberto Caramel, Carmen Di Marzo e Silvia Falabella, che attraversa il dolore umano, raccontando i campi di sterminio.

"Raccontare quanto è accaduto nei campi di sterminio è un imperativo morale- afferma Giuseppe Argirò - dopo la Shoà infatti nessuna forma di tragedia è più possibile, poiché la realtà supera ogni forma di rappresentazione. La scientificità della soluzione finale e il genocidio avvenuto con metodicità e rigore va al di là di qualsiasi considerazione etica e annulla il concetto stesso di bene e di male".

La tessitura drammaturgica ha una struttura metateatrale: immagina, infatti, una compagnia di attori ebrei che prova Le Baccanti di Euripide. La scelta non è ovviamente casuale. La tragedia narra l'invasamento di Agave e l'uccisione del figlio Penteo che si rifiuta di credere in Dioniso, rigettando il culto della personalità e l'adorazione incondizionata del dio. L'analogia con il nazismo e ogni dittatura nata dall'acquiescenza delle masse è evidente. Gli attori diventano essi stessi protagonisti di un viaggio senza ritorno verso Auschwitz, che verrà rappresentato grazie alle testimonianze del processo di Francoforte che si svolse dal 1963 al 1965.
Lo spettacolo ripercorre la disperazione del tragitto, sino alla destinazione infernale dei lager. Le voci di Primo Levi e alcune riflessioni di Pasolini sulla Shoà insieme ai testi originali di Giuseppe Argirò danno vita a una partitura polifonica in cui prevale l'aspetto corale tipico della scrittura tragica senza catarsi.
La storia non sembra aver espiato ancora le sue colpe e il teatro sembra essere l'unica possibilità di resistenza alla rimozione perché ancora rituale collettivo. Le vittime e i carnefici condividono in scena le sorti di un'umanità dolente e senza riscatto, a cui solo il palcoscenico può garantire la vita.
Lo spettacolo, nella sua coralità riflette un'umanità dolente, senza nome e senza identità, afferma la condizione inesorabile del prigioniero e decreta la demolizione dell' uomo. Ognuno degli attori è un sopravvissuto che non può avvalersi del diritto di rimozione ma ha il dovere di ricordare assecondando il potere salvifico della scena. L'attore, quindi sacrifica ogni velleità narcisistica a favore di un progetto collettivo che ha il compito di trovare un nuovo linguaggio atto a esprimere una memoria che va al di là di ogni possibile parola e arriva all' essenza del dolore.

Informazioni, orari e prezzi

Orario spettacolo: 21.00

Biglietto:
€ 15,00 intero
€ 12,50 ridotto

Dove e quando

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