I personaggi, come grottesche e buffe apparizioni, arrivano per partire. Si presentano, vogliono disegnare una loro biografia, lasciare un segno, prima che sia troppo tardi, prima che la vita scoppi, prima che un luogo di partenze, diventi una voragine dove fermarsi per sempre. C'è chi ha un segreto indicibile, chi non ha il coraggio, chi è malato, chi governa,chi lotta e chi ama.
Si incontrano in una grande stazione ferroviaria, al centro di un paese, l'Italia, al centro di un anno, d'estate. In una sala di aspetto di seconda classe.
Si aspettano di vivere.In realtà aspettano la loro morte.
Capita di sentirsi piccoli, minuscoli, ma padroni. Padroni della parte millesimale delle scale del condominio, della macchina pagata a rate, del mutuo, del proprio dolore, della propria vita. Siamo sicuri di poter decidere tutto.
Poi, improvvisamente, arriva lo smacco. Tutto esplode e noi non siamo più padroni di niente, neanche del nostro corpo.Qualcosa di terribile ci pone tutti sullo stesso piano, vittime.
La Grande Storia, quella che spesso ignoriamo, ci deflagra addosso e copre di macerie le nostre piccole vite quotidiane. Improvvisamente ci sentiamo parte di una umanità, scaraventati oltre i confini dell' io : le nostre paure sono anche quelle degli altri, di chi abita in un'altra scala o in un altro paese. E se fossimo stati noi a passare di lì? Sembra banale chiederselo ma ci aiuta a ricordare l'esistenza di fatti che non possiamo ignorare.
Questa riflessione nasce anche da quanto di terribile accadde la mattina del 2 Agosto 1980 alla stazione di Bologna, ma resta un'anacronistica opera di fantasia

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