Per molti è argomento di confine. Per alcuni è un'ossessione, per altri un pensiero che
aiuta a vivere, per gli inglesi addirittura un must.
Ma si può davvero ridere della morte? A questa domanda prova a rispondere Mortaccia.
‘Mortaccia’ è uno spettacolo musicale dalle tinte gotiche e irriverenti con punte di
comicità al confine con l'impegno, in cui Veronica Pivetti veste i panni di una morte

moderna, dinoccolata, sarcastica e candida.
Le physique du role c’è, e fa tornare alla mente personaggi alla Tim Burton opportunamente coniugati con i Manga giapponesi.
Nei contenuti, falce alla mano, l’ombrosa signora canta e delira raccontandoci la vita dal suo punto di vista, ovvero l'aldilà.
Blindata nel suo habitat naturale, il camposanto, Mortaccia deve risolvere un piccolo giallo legato ad un cadavere che, come nelle fabbriche nostrane, le risulta in esubero.
Da dove arriva questo morto in più? L'indagine che segue ci porterà a conoscere diverse dimensioni, spiritose e spiritate, della tanto temuta vita da trapassati. Che, in molti casi, non si rivelerà poi così differente dalla vita dell’al di qua, suggerendo ipocrisie, sorprese, meschinità e difetti delle abitudini dell’oltretomba in una sorta di novella Spoon
River.
Lo spettacolo, decisamente nuovo, è un’originale affabulazione musicale candida e
scandalosa che trae ispirazione da molti generi.
La prova d’attore richiede versatilità ed energia. La Pivetti, in un’ora e mezzo di spettacolo, passa dal canto di denuncia alla commozione, allo sberleffo, affiancata da due attori che seguono le orme della nera signora.
Il linguaggio estremo del testo è sapientemente condito con musiche totalmente originali che rimandano a molte citazioni di genere.
Mortaccia cinguetta e si racconta fra tanghi, musica pop, ballate e tarantelle, per poi virare verso melodie più classiche e impegnate, fino a svolte improvvise decisamente sexy e trasgressive.
Armati di sorrisi e con l'anima in tasca si può, quindi, provare ad oltrepassare
quella soglia dove Mortaccia, danzando nella polvere e nel vuoto, ci aspetta per farci sorridere e pensare a uno dei pochi tabù inviolati della nostra epoca: la morte.
Naturalmente, per fare previsioni circa un sicuro ritorno e un gran finale bisogna accettare il gioco e vedere lo spettacolo dall'inizio, aspettando pazientemente...la fine!

Note di regia Mortaccia
Difficile definire Mortaccia. Personalmente la ritengo un contagio,e se proprio dovessi
indicare una lontanissima parentela andrei a cercare (sperando che il paragone non
sembri presuntuoso) nella direzione di Rocky Horror Picture Show, il mito
musicaltrasgressivo per eccellenza. L’idea, o , più precisamente, la scommessa di
questo spettacolo, è che tutti gli elementi (la musica, la storia, i personaggi e l’aldilà,
mescolati insieme) potessero risultare accattivanti e godibili nonostante l’argomento,
ardito e temuto.
Del resto, la morte sarà anche un tabù, ma i teschi sono ormai effige per il marketing e
dietro alle icone quotidiane si nascondono, spesso, urgenze e desideri. Un’inconscia
voglia di parlare e, quindi, di esorcizzare. Senza dubbio la materia è delicata.
Per questa ragione le scelte musicali dello spettacolo sono state ragionate a lungo, così
come il linguaggio, in ogni sua parte. Ed ecco l'intenso anno di lavoro, di ricerca, di
collaborazione e di baruffe con l’ottimo Maurizio Abeni che ha realizzato le musiche che
accompagnano il testo di questo ‘mini musical’.
Anche se, in verità, Mortaccia non è un musical. Non è un film, non è nemmeno un ’opera o una romanza...
Ma allora cos’è? Forse, per capire, dovremmo partire dalla protagonista: Veronica Pivetti
Chi la conosce bene lo sa: Veronica, è una persona sempre in cerca.
Non stupisce quindi che si sia infatuata di un progetto sperimentale come questo. Ed
essendo una fra le attrici più simpatiche nel nostro panorama nazionale, ci è sembrata
perfetta nei panni di un personaggio che, certo, simpatico non è. La Mortaccia che ho
voluto raccontare in questo spettacolo, ci mostra e ci canta un continuo inno alla vita.
Mortaccia è una donna irriverente, estrema, seria, burlona, amara, provocatoria,
impudica e si serve dello scandalo per tentare di far riflettere chi ascolta. Per dirgli
cosa? Quanto sia importante vivere e quanto siano nocivi certi luoghi comuni del vivere.
E quanto sia importante ridere, nonostante tutto. Sergio Mancinelli interpreta Sentenza,
una falce sferzante dalle grandi capacità canore e dalla fisicità funambolica e leggera.Il
delicatissimo Oreste Valente veste i panni di Funesto, il maggiordomo vessato e
rigoroso, mimo virtuoso, comico e, all’occorrenza, cantante e ballerino. Mortaccia, ci
trascina in questo aldilà musicale dove, grazie a un piccolo giallo, ci racconta la sua
filosofia fra uno sberleffo e una lacrima di commozione.

Canta che ti passa, diceva quel tale e, forse, non aveva tutti i torti...

Informazioni, orari e prezzi

Info:
06 6372294

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