Performance itineranti, concerti nella antiche biblioteche e negli archivi, musica sperimentale nei musei e nelle botteghe storiche del centro, gallerie d'arte e cortili dei palazzi storici aperti, workshop e open studios di artisti ed artigiani, stand up comedy nei bar, poesia nelle antiche osterie. 

Sono alcuni degli eventi previsti dal 16 al 19 ottobre 2025 da Romadiffusa, il progetto di city branding che sta modificando la narrazione della capitale, attivando la comunità creativa e valorizzando gli elementi più autentici della città, dalle botteghe alle librerie, dai bar alle osterie storiche.

"ROMA CITTÀ ETERNA ODIERNA" è il messaggio del festival, ideato e curato da Sara D'Agati e Maddalena Salerno, giovani founders dall'agenzia creativa Bla Studio, con il patrocinio e il sostegno dell'Assessorato alla Cultura del Municipio I Roma Centro guidato da Giulia Silvia Ghia, che nasce con la volontà di cambiare la percezione di Roma come "museo a cielo aperto", ancorata ad un passato grandioso, per mostrarne la sua contemporaneità diffusa e variegata.


Il progetto accende i riflettori sia sul centro storico sia, con edizioni successive, su aree diverse della città, trasformandola in uno spazio creativo e attivo, dove contenuti inediti e moderni incontrano location storiche e tradizionali. "Il festival è soltanto l'emanazione ultima, più visibile al pubblico, di un processo che portiamo avanti da 4 anni. Nei mesi precedenti a ciascuna edizione, mappiamo l'intera area intercettando bisogni, punti di forza e debolezza, attori rilevanti", spiegano le founders "allo stesso tempo, attiviamo la comunità creativa immaginando con loro contenuti site-specific. Infine realizziamo una sorta di tetris tra luoghi autentici che, a nostro avviso, rappresentano l'identità della città e contenuti contemporanei, inediti, originali.

Come ogni anno, dopo il successo delle prime tre edizioni, Romadiffusa torna nel mese di ottobre nel centro storico della città per accogliere romani e turisti, per poi allargarsi, in primavera, agli altri quartieri e ad altre città. La decisione di mantenere l'edizione annuale in centro storico, -preso d'assalto dal turismo mordi e fuggi e soggetto a un crescente svuotamento da parte dei residenti in favore di affitti brevi e alla proliferazione di attività commerciali anonime e standardizzate, a danno delle piccole realtà più autentiche tra cui artigiani, piccole librerie, alimentari - risponde a diverse esigenze: la volontà di costruire una manifestazione di respiro internazionale che non soltanto riporti i romani in centro, ma attiri un pubblico nazionale ed internazionale interessato alle manifestazioni culturali contemporanee della città.
 
"Roma fa fatica ad esprimere festival e manifestazioni culturali contemporanee di livello internazionale, al pari delle altre grandi capitali europee e globali" spiega Sara D'Agati. "Molto viene attribuito alle carenze infrastrutturali e alla complessità della città. Credo sia dovuto, piuttosto, all'assenza di un piano di city branding strutturato e condiviso che sappia valorizzare i punti di forza e tutelare le realtà autentiche che definiscono l'identità della città, senza impedire alle correnti creative contemporanee di emergere. A questo si aggiunge l'incapacità del settore pubblico e privato di dialogare, e delle realtà territoriali di fare rete tra loro per costruire progetti su scala più ampia. Noi agiamo su entrambi i fronti, da un lato portiamo i privati ad investire sul territorio, facendo da ponte tra questi e le istituzioni, dall'altro ci poniamo come contenitore all'interno del quale le realtà culturali virtuose possano emergere ed ibridarsi".
"L'idea di ripetere ogni anno l'edizione in centro storico", aggiunge Maddalena Salerno, "nasce per contrastare lo svuotamento delle città d'arte, e mantenere vive le botteghe artigianali più autentiche, i luoghi di cultura, ma anche le nuove realtà creative e indipendenti. Chi comunica un territorio oggi ha una responsabilità enorme: contribuire a definirne l'identità. Le narrazioni che scegliamo trasformano la percezione di una città, ne influenzano i flussi, l'economia, il futuro. Con Romadiffusa cerchiamo di produrre cultura che attivi, non solo attragga. Formati culturali che parlano ai cittadini e non solo ai turisti, che valorizzano il territorio senza omologarlo. Roma è disordinata, stratificata, spesso contraddittoria: e va bene così. Non vogliamo renderla simile ad altre capitali, ma preservarne l'unicità e costruire nuovi modelli di dialogo tra pubblico e privato, tra passato e presente. Roma può essere un laboratorio contemporaneo, non nonostante la sua storia, ma proprio grazie ad essa."

Patrocinato e supportato dal Comune di Roma e dal Municipio Roma I Centro, le istituzioni hanno riconosciuto la centralità del progetto nell'accendere i riflettori sul patrimonio culturale contemporaneo della città e sui potenti effetti dell'ibridazione tra le realtà storiche autentiche del territorio e la comunità creativa di oggi.
"Abbiamo creduto da subito e fortemente in questo progetto al punto da inserirlo su base triennale, nel palinsesto delle Feste Rionali del Centro Storico," spiega l'assessora alla Cultura, allo Sport e alle Politiche giovanili, Giulia Silvia Ghia. "Abbiamo bisogno di riappropriarci dei luoghi come cittadini e cittadine, ridarne un senso, e questo vale soprattutto per le giovani generazioni di romani e romane. Un festival diffuso per conoscere la città autentica, viva e sotto un'altra luce può dare impulso ad una diversa consapevolezza degli spazi pubblici e dunque ad un maggior rispetto e cura da parte di tutti". 

Tra i partner di Romadiffusa, Lime rafforza la propria collaborazione con il festival, sostenendo per il secondo anno consecutivo alcune delle attività culturali del programma. L'iniziativa riflette l'impegno di Lime nel rendere la cultura accessibile e nel promuovere un utilizzo sostenibile degli spazi urbani. "Romadiffusa parla davvero alla città e alle persone che la vivono," ha dichiarato Matteo Cioffi, General Manager Lime, Central Europe. "Sostenerla significa contribuire a rendere Roma più accogliente, creando legami tra cultura, comunità e mobilità green. È per noi un modo concreto di restituire valore ai luoghi autentici e offrire nuove occasioni di incontro".

Il festival prevede un ricco palinsesto di eventi per la gran parte gratuiti e aperti a tutti, che mescolano discipline diverse in contesti inaspettati, pubblici e privati, spaziando dalle arti visive alla musica, dalla letteratura alle performance, dai workshop di artigianato alla danza. 

Tra gli eventi in programma, i concerti: Marianne Mirage, che vanta collaborazioni da Patty Smith a Ornella Vanoni, in Piazza dell'Oro ai piedi della Basilica dei Fiorentini, il secret concert del cantautore romano Gabriele Amalfitano, il concerto di piano solo di Sun Hee You a Palazzo Braschi, live di Jacopo Martini nella splendida cornice dell'Arco degli Acetari. Infine, la jam session con l'iconica Piazza Pasquino, e la performance di Ethan Lara e Miistica in un antica litografia aperta al pubblico per l'occasione.

Grazie spazio all'arte e alle performance: le installazioni site specific in strada con gli stendardi d'artista di Diego Gualandris, Nonno Burro e Gabriella Siciliano, la performance di Andreco in Piazza Farnese, il takeover dello storico Palazzo Nardini in Via del Governo vecchio, oggi chiuso al pubblico, da parte del collettivo sperimentale Vieni Fortuna, la performance di Jacopo Natoli al Museo Barracco la prima mostra personale in Italia di Cecilia Sammarco in via del Governo Vecchio.

Musica elettronica e sperimentale nelle location storiche: per la prima volta, in occasione del festival, la Biblioteca Vallicelliana ospita nel suggestivo Salone Borromini il live elettronico di Camilla Pisani tra suoni ambient, drone e noise. Tra gli affreschi di Sant'Ivo alla Sapienza  si esibisce il duo elettronico Portamento, i Disbanded si esibiscono al  Museo Napoleonico mentre l'iconico gruppo francese La Femme suona in un ex anfiteatro romano.

Per la durata del festival, saranno aperte botteghe artigiane e gallerie: Le note gallerie del centro -Lorcan O'Neill, Hermes Hermes, Galleria Richter, Galleria Eugenia Delfini, Eddart- aprono al pubblico con attività in esclusiva per il pubblico del festival (walkthrough con gli artisti, cocktail, visite guidate e lecture). La storica stamperia Acquaforte Ferranti, per l'occasione apre al pubblico con una mostra collettiva con opere di D'Orazio e Maccari. Costanza Alvarez apre il suo studio privato nel noto Palazzo Podocatari, l'iconica Libreria Cascianelli si apre a esperimenti drammaturgici.
Non mancano tour guidati tra cinema, archeologia e storia queer, workshop di pittura, incisione e intreccio nelle botteghe storiche del centro, la stand up comedy nei bar e molto altro.

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