Una costante tensione caratterizza l'intera opera pittorica di Costanza Alvarez de Castro, nella quale si contrappongono staticità esteriore e dinamismo interiore, tridimensionalità e bidimensionalità, iperrealismo e astrazione, contemplazione e narrazione. Nella sua ricerca, l'artista mira a raggiungere un equilibrio sia plastico che concettuale, simboleggiato dall'elemento centrale della linea orizzontale, che non solo divide, ma costruisce lo spazio nelle composizioni. L'Alvarez offre una duplice interpretazione del concetto di equilibrio: da un lato, rappresenta il perfetto bilanciamento delle energie vitali, dall'altro, evoca una condizione di precarietà esistenziale, suggerendo così una profonda riflessione sulla complessità della condizione umana.

In occasione della sua seconda mostra personale presso la Kou Gallery, la pittrice presenta al pubblico 26 opere (11 olii e 15 acquerelli), che offrono una panoramica del suo originale universo artistico, dove la Natura, rappresentata da frutti e animali, è l'indiscussa protagonista. Nella serie delle grandi composizioni con frutti (papaye, meloni, maracuja e melagrane) è rintracciabile la lezione di Morandi, rielaborata mediante l'utilizzo di colori accessi, l'annullamento della profondità spaziale e la monumentalizzazione dei soggetti. Questi elementi, anziché attrarre lo spettatore in un "dialogo silenzioso" all'interno del microcosmo dell'opera, lo invitano a prendere parte attiva a una "vivace conversazione" che si svolge al di là dei confini del quadro. Con queste tele, infatti, l'artista offre allo spettatore uno spunto di riflessione e dialogo intorno alle fasi della vita, rappresentate metaforicamente dal ciclo biologico dei frutti, dalla crescita alla maturazione, fino al decadimento.

Le quattro piccole opere a olio (La Llorona, Quando gli uccelli non erano colorati, Lo spirito del mais, Una stella nel mare) segnano un'interessante svolta nel percorso artistico dell'Alvarez, scaturita dallo studio degli antichi miti sudamericani. Facendo tesoro della sua attività di illustratrice, si è adoperata per raccontare favole attraverso immagini, riuscendo brillantemente a realizzare delle "trasposizioni visive", nelle quali narrazione e simbolismo si sposano armoniosamente. È il caso, ad esempio, de La Llorona, opera dedicata al mito di una donna azteca che, lasciata dal suo compagno (un soldato spagnolo), decise di vendicarsi abbandonando, in una notte di plenilunio, i loro tre figli sulle sponde del lago di Texcoco. La Llorona, pentita del suo gesto, tentò poi, senza successo, di ritrovare i suoi figli, continuando in questa disperata ricerca anche dopo la morte, nelle sembianze di uno spettro tormentato. Nella traduzione visiva di questa leggenda, l'artista è riuscita a restituire efficacemente l'essenza della storia, attraverso una sapiente composizione simbolica: la melagrana "ferita" rappresenta la maternità spezzata, la civetta simboleggia la notte, il vaso di vetro richiama la luna piena e l'acqua contenuta al suo interno allude al lago. In questa nuova serie, l'Alvarez manifesta il desiderio di rinsaldare il legame con le sue radici culturali sudamericane non solo attraverso i temi scelti, ma anche per mezzo dello studio della produzione di Frida Kahlo, in particolare delle nature morte, dalle quali prende spunto sia per l'impianto simbolico sia per la gamma cromatica "esotica".


Infine, sono presenti in mostra tre serie di tavole ad acquerello (Endless Possibilities, My aunt is an artist e City of Cats), realizzate come illustrazioni per progetti di libri per bambini. Attraverso l'antropomorfizzazione degli animali, l'artista ha dato vita a racconti allegri e delicati, nei quali ha impresso le sue idee e la sua visione del mondo. Ad esempio, la serie Endless Possibilities – accompagnata dai testi di Jelena Cerovi? – si configura come un piccolo manifesto per l'emancipazione femminile, che incoraggia le bambine, grazie a esempi di conigliette lavoratrici (astronaute, violoncelliste, consulenti finanziarie, etc.), a non porsi limiti nella progettazione della loro futura carriera, mentre My aunt is an artist è un racconto dedicato all'importanza dell'educazione artistica, nel quale un piccolo scoiattolo, guidato dalla zia, impara, osservando e giocando, a conoscere l'opera di Picasso, Rivera, Morandi e Calder, maestri dai quali la stessa Alvarez ha, in parte, tratto ispirazione nel corso della sua carriera.

Con la mostra "Aequilibrium", Costanza Alvarez de Castro propone un suggestivo percorso, dove considerazioni sulla Natura e la vita, antiche leggende sudamericane e storie contemporanee s'intrecciano tra di loro, offrendo agli spettatori spunti di riflessione su temi universali dell'esistenza e della cultura.

BIO
Costanza Alvarez de Castro nasce a Roma, nel 1989, da padre italiano e madre salvadoregna. Nel 2011 inizia la sua carriera nel campo della scenografia, collaborando con il maestro scenografo Jean Rabasse al film Io e Te di Bernardo Bertolucci. Successivamente, si diploma presso l'Institut Superieur de Peinture Van Der Kelen et Logelain di Bruxelles, tornando poi a Roma per lavorare alla realizzazione di fondali per il Teatro dell'Opera. Dal 2014 si concentra sulla produzione di opere da cavalletto, iniziando a esporre a partire dall'anno successivo. Nel 2021, su progetto della boutique di design Meyer Davis, realizza una grande decorazione murale per l'hotel WRome. A partire dallo stesso anno, viene chiamata, in qualità di pittrice di scenografie, a lavorare per importanti marchi di moda italiani, quali Prada e Gucci.

Informazioni, orari e prezzi

Vernissage: giovedì 19 settembre ore 18:30-21:30
Apertura al pubblico: dal 19/09/2024 al 18/10/2024
Kou Gallery, Via della Barchetta 13, Roma

Dove e quando

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