Partendo da alcuni dei simboli della musica, sette leggii in successione, come le sette note musicali, sostengono quattordici pagine di vetro sulle quali sono state scritte dall'artista parole e pensieri. L'incisone, con punta di diamante, su questi spartiti trasparenti segue la scala musicale: a partire da un tratto impercettibile e indecifrabile si arriva ad un'impulsività e profondità delle note/incisioni più alte.
Gli ottantotto tasti (cinquantadue bianchi e trentasei neri) sistemati sulla parete incisi con una penna senza inchiostro, accompagnano questa scala musicale.
La trasparenza del supporto lascia perplessi, aspettando di trovare un contrasto, il bianco della carta e il nero dell'inchiostro, e di conseguenza una sicurezza visiva, siamo di fronte a due colori dalle tonalità vicine che sovrapponendosi quasi svaniscono.
Parole, idee e sentimenti sono riversati sulle pagine di vetro; individualità e privacy sono particolarità che per l'artista diventano strumenti per creare una sorta di diario estetico su cui inserire le componenti concettuali che rendono gli altri pubblico, ed egli stesso l'unico lettore.
La trasparenza rimanda alla precisa volontà dell'artista di non essere afferrato: non è necessario svelare il contenuto dei suoi pensieri ma esperienza centrale dell'installazione è la mesa in scena del proprio mondo interiore.
Vedere al di là delle parole e continuare a seguire la scala musicale.
Evidenziando una crisi della comunicazione, che appartiene al nostro secolo, le parole incise sugli spartiti trasparenti riacquisiscono l'emotività e l'immediatezza, l'espressione della propria interiorità, che la parola aveva perso.
Inciso è, tra le tante cose, una riflessione sul produrre umano e sui tempi di ricezione.
Con la creazione e lo sviluppo di nuovi strumenti di comunicazione, volti ad una sempre maggiore velocità della fruizione, Inciso ci riporta in tempo lontano e dilatato. La scrittura a mano graffiata e incomprensibile sulle pagine di vetro, la successione cadenzata dei leggii, la disposizione degli ottantotto tasti, ci restituiscono la possibilità, di riprendersi il tempo necessario per vivere un'esperienza diretta e irripetibile.
Graziano Russo è nato a Locri nel 1980, vive e lavora a Roma.
Si è diplomato all'Accademia di Belle Arti di Roma nel 2004, nel corso del Prof. Gianluigi Mattia, con una tesi in Storia dell'Arte dal titolo "arte e scrittura, dal Simbolismo alle Neo Avanguardie". Nel 2006 ha frequentato il workshop dell'artista iraniana Shirin Neshat presso l'International Summer Academy di Salisburgo.
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