Al centro della pratica artistica di Kristina Milakovic vi è un'interpretazione personale di paesaggi campestri fortemente emozionali ed evocativi, in cui ruderi e rovine sono avvolti dalla natura in modo dirompente. Attraverso l'uso bilanciato di colori brillanti e di tonalità marroni scure proprie del bitume, Milakovic rappresenta scenari rarefatti ricchi di colature e sfumature per suggerire atmosfere oniriche con un'estetica che vira all'astrazione.

Marco Stefanucci predilige l'uso di colori neutri con accenni di macchie e segni di usura, per evocare un'estetica vissuta e suggerire come l'opera, pur toccata dai segni del tempo, sia sopravvissuta attraverso i secoli. Le opere presenti in mostra, di gusto Settecentesco, illustrano scene con un chiaro richiamo alla mitologia classica con corpi rappresentati in una varietà di pose ed immersi tra edifici antichi e atmosfere ultraterrene. Si narrano storie in cui il destino degli uomini era sottoposto al volere divino.

I paesaggi con accenni di rovine avvolte dalla vegetazione di Milakovic e le opere a sfondo mitologico di Stefanucci, creano dunque un dialogo significativo tra la memoria storica e letteraria e la contemporaneità in cui viviamo, intrecciando poeticamente simboli passati e presenti in una narrazione visiva unica.

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