Sono dieci le opere della collezione dell'Accademia Nazionale di San Luca che saranno esposte dal 6 marzo al 31 agosto 2025 nell'ambito della mostra L'arte dei Papi. Da Perugino a Barocci, a cura di Arnaldo Colasanti con Annamaria Bava, in programma a Castel Sant'Angelo a Roma.
L'esposizione, in occasione dell'anno giubilare 2025, con 38 opere di grandi artisti come Perugino, Andrea del Sarto, Annibale Carracci, Federico Barocci, vuole essere il racconto di una città che sogna d'essere santa. I grandi artisti e l'impegno dei Papi hanno reso Roma non solo il patrimonio dallo splendore incomparabile ma anche quell'idea di città costruita sul desiderio cristiano di esaltare la bellezza, la memoria, la civiltà della tradizione, la dignità e l'ideale universalistico di un uomo riscattato dal dolore.
L'Accademia Nazionale di San Luca partecipa all'esposizione con una serie di capolavori tratti dalla sua collezione che spaziano dal Cinquecento al Settecento:
-          L'Annuncio ai pastori (1558-1562 circa) di Jacopo Bassano mette in luce il soggetto pastorale e il tema, spesso marginale nella pittura cinquecentesca, del messaggio portato dall'angelo che squarcia con un lume divino l'oscurità notturna.
-          La Vergine in adorazione di Carlo Maratti, olio su tela con preparazione di colore rosso del XVIII secolo.

-          La Madonna con il bambino che le porge un frutto, del 1660 circa: qui Giovanni Battista Salvi, detto il Sassoferrato, probabilmente ispirato da un affresco del Domenichino a Grottaferrata, ritrae un'intima scena familiare, in cui la Madonna, volta verso il bambino, riceve la piccola mela che le porge mentre il fanciullo si gira a guardare l'osservatore.
-          L'olio su tela con Il miracolo di Bolsena (datato tra il 1693 e il 1699), uno studio di Francesco Trevisani per la decorazione della Cappella del Miracolo della chiesa di Santa Cristina a Bolsena rappresenta l'evento miracoloso della transustanziazione avvenuto nel 1263 nella cittadina della Tuscia, tratteggiato in una sorta di spettacolarizzazione teatrale.
-          Il Martirio di Santa Martina, di Pietro da Cortona, risalente all'ultimo periodo della carriera dell'artista, incaricato dall'Accademia di San Luca di realizzare il nuovo edificio sacro dedicato alla santa, alle pendici del Campidoglio. Nel corso dei lavori, Pietro realizzò il suo desiderio di rintracciare il corpo della santa (25 ottobre 1634), una circostanza che lo avrebbe segnato per il resto della sua vita, come provano la dedizione con cui si dedicò alla chiesa, le varie versioni della tela con la Vergine con il Bambino e santa Martina e il fatto, non comune, di aver nominato proprio la santa come propria erede testamentaria, una scelta che portò a una causa giudiziaria secolare.
-          La Maddalena penitente (1761 ca.) di Anton Raphael Mengs, ammesso all'Accademia di San Luca nel 1752, appena giunto a Roma e non ancora venticinquenne. La santa è rappresentata nell'atto della contemplazione del crocifisso, iconografia ampiamente diffusa e copiata all'epoca dallo stesso Mengs, che qui dà prova della sua abilità tecnica nella resa dell'ampio panneggio.
-          San Tommaso in preghiera, sec. XVIII, di Tommaso Chiari. Fratello del più noto Giuseppe, Tommaso venne ammesso all'Accademia nel 1721, cui donò questa tela, dove il santo è rappresentato con gli attributi tradizionali del libro e della squadra, mentre la spada del martirio è sostituita da una freccia e una lancia.
-          Ritratto di Sisto V, di mano ignota, papa che nel 1588 ordinò la cessione all'Accademia della già citata chiesa parrocchiale di Santa Martina in tribus foris, al Foro Romano, perché in essa potesse svolgere la sua attività la prevista Congregazione e nei locali adiacenti fosse sistemato un ospizio per accogliere giovani artisti. 
-          Ritratto di Clemente IX, del Baciccio (Giovan Battista Gaulli) rientra tra le numerose dell'artista genovese, celebre appunto come ritrattista di corte: un importante ritratto pontificio che Gaulli realizzò per il papa toscano Clemente IX Rospigliosi (1667-69), distintosi più che per il suo breve pontificato, per la sua attività di librettista di teatro melodrammatico. 
-          Ritratto di Benedetto XIV, risalente a prima nel 1753. Il dipinto, considerato all'epoca troppo "rigido" e con evidenti influenze del Maratti, "perse" la contesa come ritratto ufficiale del papa, in favore di quello ben più dinamico di Pierre Subleyras.

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