Nella scenografica Sala da Ballo al pianoterra del Casino Nobile, Musei di Villa Torlonia, dal 29 maggio al 14 settembre 2025 i visitatori potranno ammirare l'imponente opera Tappezzamento a pezzi di Renato Mambor, dopo il recente intervento conservativo.
L'esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è il frutto di un progetto di collaborazione con la Fondazione Paola Droghetti Onlus e con l'ICR Istituto Centrale per il Restauro.
Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
Il grande dipinto Tappezzamento a pezzi (1993, tecnica pittorica mista su legno, composta da 7 elementi, cm 250x350) fa parte delle collezioni capitoline di arte contemporanea della Sovrintendenza Capitolina, ed è stato acquisito nel 1999, dopo la partecipazione dell'artista alla settima edizione della rassegna Lavori In Corso tenutasi negli spazi espositivi della ex Birra Peroni in via Reggio Emilia a Roma.
Il restauro dell'opera, effettuato presso l'ICR Istituto Centrale per il Restauro grazie ad una borsa di studio sovvenzionata dalla Fondazione Paola Droghetti Onlus, rientra nelle attività di collaborazione in corso da tempo tra la Sovrintendenza Capitolina e la stessa Fondazione.
Una collaborazione virtuosa, tra istituzione pubblica e mecenate, che negli anni scorsi ha già portato alla valorizzazione di altre opere del patrimonio capitolino: oltre all'importante intervento eseguito nel 2016 sul lavoro Goldfinger Miss dello scultore Mario Ceroli, si ricordano anche le Due teste colossali e il Mosaico della Real Casa appartenenti alle collezioni dei Musei Capitolini, il ritratto scultoreo di Donna Franca Florio del Museo Pietro Canonica, il modello ligneo della Fontana di Trevi del Museo di Roma a Palazzo Braschi, la Pendola Urania del Museo Napoleonico e il Pastore in terracotta di Arturo Martini della Galleria d'Arte Moderna in via Crispi.
Grazie alla partecipazione dell'Istituto Centrale per il Restauro e alla sua Scuola di Alta Formazione, l'intervento conservativo sull'opera è stata anche l'occasione per affrontare alcune questioni che animano l'attuale dibattito sul restauro, dal ruolo dell'arte nella contemporaneità, alle questioni di metodo, lì dove entrano in gioco materiali e tecniche non convenzionali o sono necessarie soluzioni specifiche e complesse.
Nel caso del grande dipinto di Renato Mambor, il progetto ha consentito non solo un interessante approfondimento sulla tecnica pittorica utilizzata dall'artista negli anni Novanta del secolo scorso, ma anche una riflessione filologica sulla modalità allestitiva della sua opera, a partire dalla testimonianza fornita dall'Archivio dell'artista, in particolare dalla moglie Patrizia Speciale.
L'allestimento è stato infatti realizzato grazie a una collaborazione interdisciplinare tra la Sovrintendenza Capitolina e l'ICR che, assieme alla ditta Cantagalli - storica presenza accanto agli artisti romani per la costruzione di telai e cornici, tra i quali lo stesso Mambor - e alla preziosa testimonianza di Biagio Fersini, assistente di Mambor negli anni Novanta, ha portato alla soluzione espositiva che può essere ammirata al Casino Nobile di Villa Torlonia. È stato infatti necessario ricostruire esattamente il progetto di allestimento dei 7 elementi costituenti l'opera, a partire dallo schema compositivo lasciato dall'artista nel momento in cui è entrata nelle collezioni capitoline. L'opera rappresenta uno dei momenti cruciali del ritorno alla pittura di Renato Mambor, e un unicum per la sua peculiarità in cui i sette pezzi, diversi l'uno dall'altro per trattamento pittorico della superficie in legno e per le forme irregolari, invitano lo spettatore a ricostruirne la visione d'insieme.
La presentazione dell'opera al pubblico costituisce non solo l'occasione per riscoprire uno dei capolavori di Renato Mambor ma è anche un'opportunità per rileggere la vicenda artistica e biografica di una delle personalità di spicco della stagione creativa degli anni Sessanta del secolo scorso che vide Roma tra i centri più effervescenti e dinamici
Completano l'esposizione il video documentario di Edoardo Mariani e Francesco Scognamiglio prodotto dalla Fondazione Paola Droghetti Onlus, e il volume Tappezzamento a pezzi. Un'opera di Renato Mambor. Studi e restauro, a cura di Federica Pirani e Angelandreina Rorro, con testi delle curatrici e di Antonia Rita Arconti, Annapaola Agati, Valentina Rossi e Alice Salvetti, Miriam Pitocco e Barbara Lavorini, Claudio Santangelo, edito da Gangemi Editore, facente parte della collana di volumi dedicati ai restauri realizzati con i contributi della Fondazione Paola Droghetti.
Cenni biografici
Renato Mambor nasce a Roma nel 1936. Dopo le prime esperienze nel cinema come cartellonista e attore, interpretando anche una piccola parte nel film La dolce vita di Fellini, alla fine degli anni Cinquanta decide di dedicarsi all'arte figurativa. L'immaginario pop legato al mondo del cinema e dello spettacolo tornerà nella sua ricerca artistica legata al gruppo della Scuola di Piazza del Popolo. Esordisce nel 1959 alla galleria L'Appia Antica nell'ambito delle avanguardie internazionali. Dai primi anni Sessanta espone numerose volte alla galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis. Sagome bidimensionali, segnali stradali, timbri, costellano le opere dell'artista che attraverso la loro stilizzazione riflette sulle icone della comunicazione di massa. Si dedica per molti anni al teatro, fondando nel 1975 il Gruppo Trousse e occupandosi lui stesso di tutti gli aspetti dello spettacolo. Dalla fine degli anni Ottanta torna alla pittura interessandosi ai temi della percezione e dell'osservazione mutuati dall'esperienza teatrale. Realizza anche installazioni come per la mostra-evento Fermata d'autobus del 1995 o per la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma dove nel 2007 espone i Separè. Muore a Roma nel 2014.
Link utili
Per informazioni sull'artista e sull'Archivio Mambor:
https://www.archiviomambor.it/home/
Per informazioni sulla Fondazione Paola Droghetti:
https://www.fondazionepaoladroghetti.org/
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