Dall’ 8 marzo 2014 riprende la rassegna al femminile, curata da Serena Grandicelli, La Scena Sensibile arrivata quest’anno alla sua ventesima edizione. Al Teatro Argot Studio di Roma fino al 23 marzo andranno in scena tutte le sere alle ore 21.00 i gruppi selezionati. Due le novità che caratterizzano questa nuova edizione: il tema individuato nella parola e nel suo conseguente significato STRAPPI e l’elezione a produttore del singolo spettatore che a seguito della sua quota di partecipazione oltre quella iniziale verrà inserito nel programma come socio produttore.
“Quando subiamo un trauma o una violenza - spiega Serena Grandicelli – sembra che nella nostra anima o nella nostra coscienza si verifichi uno strappo… e dopo nulla è più come prima! Questa ventesima edizione di scena sensibile ha raccolto storie che, in qualche modo, narrano vicende che puntano il dito sullo strappo o sul dopo strappo. Come sempre ci saranno anche alcune eccezioni; il primo spettacolo, ad esempio, è un danza che evoca un delicato gioco tra il corpo e la sua memoria, in Don Giovanna assistiamo a una metamorfosi di adattamento alla poligamia e nell’ultimo un originale “bestiario” è narrato con musiche originali. Completano il programma un laboratorio e la presentazione di un libro”.
PROGRAMMA COMPLETO (tutte le sere ore 21.00)
Sab. 8 – Dom. 9 marzo
io è un altro
musica originale Carlo Moneta
ideazione luci Gianni Staropoli
coreografia e danza Alessandra Cristiani
Io è un altro, nasce dalla forza evocativa e dalla suggestione ricevuta da alcuni autoritratti fotografici, realizzati dall’artista americana Francesca Stern Woodman. Nell’intento di voler agire il loro richiamo, le immagini originarie sono diventate, nella danza, dei cammei, delle piccole isole di senso, dalle quali partire per iniziare un delicato gioco tra il corpo e la sua memoria.
Evelina Un accadere sensibile. Una narrasenz'azione.
creazione di Gianluca Bottoni e Cinzia Villari
voce di Cinzia Villari, Gianluca Bottoni Fulvio Ferrario
registrato e mixato da Francesco Fazzi
“Narrasenz’azione”, solo suono, sulle tracce di un tragico vissuto di sordità realmente esistito.
nota: un fluido passaggio lega queste due performance che abbiamo messo insieme
Lun. 10 marzo
L’estetica dell’oltre_tra poesia e teatro
di Michela Zanarella e Giuseppe Lorin
con Michela Zanarella, Giulia Eccher, Giuseppe Lorin, Filippo di Lorenzo
e con la partecipazione straordinaria di Chiara Pavoni, Silvio Carrello, Salvatore Gioncardi
Durante la presentazione di una silloge, l’autrice, attesa con apprensione e ansia dagli organizzatori e dal pubblico in sala, si presenterà in ritardo, quasi a conclusione del prestigioso evento. Dalla sua biografia emerge la travagliata realtà dell’essere giovane donna in un sobborgo del nord Italia. Veniamo così a sapere che, a seguito di un incidente, che l'ha ridotta in coma, si troverà poi nell’inconsapevole situazione che le spalancherà le porte della Poesia. “Se ti va di sognare” è una poesia di Michela Zanarella, musicata e cantata da Nello Fiorillo
Mart. 11 – merc.12 marzo
Respiro
di De Carolis / Tusa
Elena è una giovane donna ebrea, vive in Polonia durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, dopo anni di fughe viene arrestata in casa propria. Suo marito e suo figlio vengono uccisi barbaramente e lei deportata a Ravensbruck. Elena è incinta e riesce miracolosamente a nascondere la sua gravidanza, riuscendo ad arrivare alla liberazione del campo viva, ma con i nervi a pezzi; dà alla luce il piccolo Kolia che affida ad una famiglia di contadini. Perde la memoria e per trent’anni vaga per l’Europa. Siamo negli anni '70 e finalmente Elena torna in sé riacquistando ogni frammento del suo passato, insegue il sogno di ritrovare suo figlio, che vive a Leningrado. Cerca in ogni modo di contattarlo attraverso la moglie Mathilde, che diventa una sua alleata. Kolia ha un bambino ed è ricoverato in una clinica per malattie nervose e la moglie tenta disperatamente di riportarlo a casa. Ma il passato è troppo faticoso da affrontare e da risolvere.
Giov. 13 – Ven. 14 marzo
Codice a Barre
di Anita Cherubini Bianchi
liberamente ispirato al racconto di Giancarlo De Cataldo “Angela, l’altra figlia” e ”I giorni dell’Ira: Storie di matricidi” saggio scritto dallo stesso autore
con Paolo Crepet
regia Greta Agresti e Roberto Caccioppoli
Il rapporto disturbato di un fratello e una sorella, vittime di una madre fredda e ditstante. La sorella fugge,
lasciando il fratello, ancora troppo piccolo, in balia del “nemico”: la madre. Abbandonato a sé stesso, in una crescente follia, il fratello è pronto a compiere l’atto estremo, il matricidio, ma prima chiama la sorella e lascia un messaggio in segreteria: “Se non mi fermi, io lo faccio!”. Lei sente il messaggio, ma non risponde. Una telefonata è sufficiente a sconvolgere le loro già precarie esistenze. Lui finisce in un ospedale psichiatrico, dove poco dopo si suiciderà. I medici chiameranno la sorella per avvisarla della tragedia. Lo spettacolo ha inizio qui. Loro due di nuovo insieme. Lo stile di scrittura è all’osso. Dialoghi di frasi tagliate, parole non dette, interrotte, sospese, dove i due protagonisti oscillano tra un presente surreale, a tratti grottesco e un passato di complicità sofferente ed esplicativo. L’interpretazione registica proietta l’incontro dei due all’interno della mente della sorella, in preda ai sensi di colpa. Gli elementi scenografici, quasi organici e i suoni che evocano stati di coscienza contrastanti, ci conducono in un non-luogo. Questi sono i loro ricordi. Questa la loro realtà.
Sab. 15 marzo
Casa di Bambola
adattamento e regia di Francesca Satta Flores
con Valentina Iannone, Angelo Rinna, Stefania Bogo, Luca Restagno, Camillo Ventola, Marlisa Romagnoli
aiuto regia: Eleonora Petrarca
produzione esecutiva: Spring di Grazia Sgueglia
La casa dove Ibsen colloca Nora e Torvald come luogo della codificazione dei ruoli per eccellenza. I ruoli dei singoli individui nel contesto sociale, quale che sia, e i ruoli che ognuno gioca nei rapporti interpersonali, più o meno intimi. Ruoli che definiscono e limitano, oggi come ieri, la percezione e la comprensione della complessità del reale, bloccando la possibilità di un’autentica maturazione dell’individuo. La via di uscita, è tracciata da Ibsen a partire dalla qualità della sua scrittura drammatica che, con forza intrinsecamente eversiva. Un itinerario indispensabile quanto violento che coinvolge, sia pur in gradi diversi, tutti i personaggi del dramma.
Dom. 16 marzo – Lun. 17 marzo
Fondazione Salerno Contemporanea
Don Giovanna corpo senza qualità
di e con Giovanna Giuliani liberamente ispirato a Il corpo senza qualità di Fabrizia Di Stefano
assistente alla drammaturgia David Romano - scena e grafica Francesco D. De Luca – assistente Marilù Parisi - costume Francesca Esposito – luci e foto Marco Ghidelli – tecnico Gioacchino Somma –
si ringraziano Mariagrazia Masini, Maurizio Zanardi, Gianluca Jodice,
Enzo Saponaro, Margo, Ludovico Brancaccio, Armando Pirozzi.
Chiama studio il suo amore. E, come scienziata, cataloga tutte le mute che subisce e le ennesime metamorfosi di adattamento che il suo studio le ispira. Ecco il suo catalogo. La sua forma più perfetta di poligamia. E se, per amor di studio, arrivasse a perdere ogni certezza di genere, né tragico, né comico, né maschile, né femminile, solo genere fantastico?
Mart. 18, Merc. 19, Giov. 20 marzo ore 21.00
Goliarda
scritto, diretto e interpretato Cristiana Raggi 1962
Sul palco Goliarda Sapienza durante la terapia. E’ depressa. Sola. Ha appena subito diversi elettroshock. Il dialogo crudo e intenso con il medico che le farà tornare la memoria. Lei cerca di recuperare sé stessa, i suoi ricordi. In questo Filo di Mezzogiorno l’ora in cui i corpi dei defunti, svuotati dalla carne, appaiono fra la lava, partorisce nella sua mente un mondo. Con Modesta. Così davanti ai suoi occhi scorrono le immagini del suo futuro romanzo. Il suo capolavoro. L’Arte della Gioia. Lo spettacolo muove da due testi di Goliarda Sapienza: “ l’Arte della Gioia”, suo capolavoro e importante testimonianza del secolo appena trascorso, per la pubblicazione del quale si è ridotta in povertà; e “Il Filo di Mezzogiorno”, che narra degli anni vissuti in terapia dopo l’elettroshock. Il filo narrativo si basa sull’alternanza della loro trasposizione teatrale. Senza la terapia e il processo di ricostruzione di “sé” e della memoria come meta fondante dell’individuo raccontati nell’uno, non avrebbero preso vita i personaggi dell’altro. Senza la presa di coscienza non si può avere il coraggio di affermare con determinazione la propria libertà né acquisire la forza e la volontà di essere assolutamente se stessi, costi quel che costi.
Ven 21 marzo
Pepe
scritto e interpretato da Laura Riccioli
supervisione alla messa in scena Alberto Bellandi, Sara Sammartino
fonica Massimo Cicchinelli
Questo spettacolo è frutto degli incontri avvenuti durante i miei sei anni di insegnamento di teatro e pittura nel carcere di Civitavecchia. E’ lì che le due donne, che questo monologo racconta, si incontrano. Una è una detenuta. L’altra è un’insegnante di pittura e teatro. Il pretesto di quest’incontro è l’arte. Il mezzo è il dialogo. Dialogo col carcere, con sé stesse, con il fuori, l’una con l’altra. Questo dialogo qui, in teatro, si farà monologo. Il monologo di Espedita Pepe, la detenuta, durante una lezione di pittura del tutto insolita in cui esplode la vitalità di una donna che “chiusa non ci sa proprio stare” e irrompe nell’intimità della professoressa coinvolgendola in un vortice di provocazioni, ironia, cinismo, incanto e, inaspettatamente, di quell’arte dell’allegria con cui spesso si difende chi sa sopravvivere a tutto e a tutti, risorsa inattaccabile, che tutto e tutti seppellisce.
Sab. 22 – Dom 23 marzo
Animali in versi un recital a quattro zampe
di e con Valeria Patera musiche originali Mario Crispi
E’ un originale spettacolo in cui musica e poesia tracciano un racconto inatteso del mondo animale. Provare a guardare il mondo “a quattro zampe”, rovesciare il punto di vista, ecco quello che molti poeti (Neruda, Borges, Elliot, Gozzano, Marcoaldi etc...) hanno fatto, dedicando versi a cani, gatti, ma anche uccelli, insetti, asinelli, tartarughe e rane. In questo bestiario assieme realistico e fantastico si coglie in modo sorprendente l’anima animale, così intimamente connessa con l’anima del mondo e fonde passaggi di profondo incanto e insieme di delicatissima ironia. La voce di Valeria Patera, poetessa, attrice e regista/drammaturga s'intreccia con gli inattesi passaggi musicali e sonori di Mario Crispi (Agricantus) che ricava suoni anche da strumendi di origine animale come corni, conchiglie, pelli, ossi...Lo spettacolo ha esordito all'Isituto Italiano di Cultura di Londra nel 2012.
Extra:
Dom. 23 marzo - ore 17,00
Presentazione dei libro DODECAPOLI di Laura Ricci (Ed. Lieto Colle)
A cura di Maurizio Panici
legge Silvia Picciaia
LABORATORIO
Domenica 9, Merc. 12, Ven. 14 marzo dalle ore 14 alle ore 17
Teoria e pratica il corpo. luogo di visioni
“You can not see me from where I look at myself” (Francesca Stern Woodman)
Il laboratorio nei suoi aspetti pratici e teorici muove da una profonda riflessione sul potere delle immagini “veri e propri strumenti in grado di metterci a nudo di fronte alle cose della vita e di ricondurci alle sorgenti misteriose dell’esistenza” (Andrej TRarkovskij).
PoeticaPoetare corpo arrivando alla sua natura sensibile, all’incandescenza del suo nucleo. Attivare il metodo dell’Inspiratio Dance, pratica corporea delle immagini, strumento creativo di molta corrente filosofica. Della Butho Dance, che pone come logos imprescindibile l’essere umano.
Verranno trattati i seguenti temi: L’autoritratto fotografico come performance. Il caso Woodman
Samantha Marenzi, dottore di ricerca, DAMS, Università degli studi di Roma Tre. IL CORPO ERETICO Tatsumi Hijikata Maria Pia D’Orazi, docente di Storia dello spettacolo alla Libera accademia di Belle Arti di Roma (RUFA). Performare le immagini: “dance image-imagination” Alessandra Cristiani, danzatrice e performer.
Informazioni, orari e prezzi
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