Ascanio Celestini in:
Pro Patria dal 9 al 14 ottobre
La fila Indiana dal 16 al 21 ottobre
Fabbrica dal 23 al 28 ottobre
Ascanio Celestini apre la stagione del Teatro Vittoria con tre spettacoli. Una mini-antologia che affronta temi duri ed attuali: la vita in carcere, il lavoro in fabbrica, il razzismo.
Come sempre, Celestini è solo in scena, anche se i narratori, le voci che raccontano le sue storie, a volte si moltiplicano. E' un'amara ironia fa da contrappunto alla cruda tragicità delle vicende narrate.
Pro Patria
Un racconto di cento minuti. Ascanio è da solo in uno spazio di due metri per due.
Un detenuto si interroga sul senso e i limiti della giustizia preparando un discorso da tenere in tribunale. A fargli da immaginario interlocutore Giuseppe Mazzini.
Pro Patria attinge ad un tema rinascimentale per parlare delle carceri, istituti che dovrebbero tendere alla rieducazione ed alla riabilitazione dell'individuo.
La fila indiana – Il razzismo è una brutta storia
Racconti detti a margine di altri spettacoli. Racconti scritti in fretta dopo l’incendio di un campo nomadi, dopo il naufragio di una barca di emigranti. Intorno a questi frammenti ne ho messi altri e ho cucito una serie di storie vecchie e nuove alle quali se ne aggiungono altre, di sera in sera, nel corso della tournée.
Fabbrica
“Fabbrica” è un racconto teatrale in forma di lettera, la storia di un capoforno alla fine della seconda guerra mondiale raccontata da un operaio che viene assunto per sbaglio. Il capoforno parla della sua famiglia. Del padre e del nonno che hanno lavorato nella fabbrica quando il lavoro veniva raccontato all’esterno in maniera epica. Per il capoforno la fabbrica ha un centro e questo centro è l’altoforno. La fabbrica lavora per il buon funzionamento dell’altoforno e i gas dell’altoforno trasformati in energia elettrica mandano avanti lo stabilimento. L’antica fabbrica aveva bisogno di operai d’acciaio e i loro nomi erano Libero, Veraspiritanova, Guerriero. L’età di mezzo ha conosciuto l’aristocrazia operaia con gli operai anarchici e comunisti che neanche il fascismo licenziava perché essi si rendevano indispensabili alla produzione di guerra. Ma l’età contemporanea ha bisogno di una fabbrica senza operai. Una fabbrica vuota dove gli unici operai che la abitano sono quelli che la fabbrica non riesce a cacciare via. I deformi, quelli che nella fabbrica hanno trovato la disgrazia. Quelli che hanno sposato la fabbrica lasciandole una parte del loro corpo, della loro storie e della loro identità.
Informazioni, orari e prezzi
Teatro Vittoria
Biglietti: da € 36,00 a € 45,00
Dove e quando
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