Les bonnes trae spunto dal caso delle sorelle Papin, che negli anni '30 sconvolse l'opinione pubblica francese: due domestiche a servizio presso una ricca e facoltosa famiglia borghese uccisero atrocemente la loro padrona e sua figlia. Nel testo di Genet le sorelle Claire e Solange Lemercier amano e odiano la loro padrona (Madame) e sognano di ucciderla. Ogni sera, quando la padrona è assente, in un perverso gioco delle parti in cui a turno una prende le sembianze di Madame, l'altra quelle della serva-sorella, inscenano la stessa cerimonia il cui epilogo è proprio l'assassinio della Signora. Poco dopo veniamo a sapere che una di loro, Claire, ha spedito delle lettere anonime alla polizia che hanno condotto in prigione Monsieur, l'amante di Madame. Una telefonata le informa però che Monsieur è stato rilasciato per mancanza di prove e rimesso in libertà provvisoria. In seguito a questa sconfitta e temendo di essere scoperte, Claire e Solange decidono di uccidere veramente Madame con una tisana avvelenata. Ma visto che anche quest'ultimo tentativo fallisce le due bonnes decidono di farla finita e di eliminarsi attraverso l'ultimo rituale suicidio-omicidio: una di loro berrà il tiglio avvelenato che si è fatto servire dalla sorella.
Un teatro bardato a lutto per celebrare il proprio sontuoso funerale, l'ultima cerimoniosa auto-rappresentazione, l'ultima festa.
Un teatro due volte teatrale, che pone se stesso e le sue possibilità al centro della propria indagine.
Un teatro non più abitato da personaggi reali ma da figure allegoriche, apparenze fantasmatiche, images o reflets, che dispiega un'architettura verbale straordinaria e piena di bagliori non per raccontare storie ma de-costruire mitologie.
Un teatro che chiama a raccolta i suoi antichi fasti e i più diversi modelli drammaturgici, dalla Messa all'Opera Lirica, per travestirsi e metamorfosarsi in un gioco spinto fino ai suoi limiti estremi, dove incontra l'assurdo e la commedia prima di inabissarsi nella propria negazione.
Un teatro costantemente in lotta con se stesso quello di Jean Genet.
LES BONNES LE SERVE DI JEAN GENET
Laboratorio teatrale condotto dal regista Giuseppe Marini
Les Bonnes:
due creature (maschi o femmine che siano…) illividite e consumate dalla devozione rovesciata in odio per la loro Signora, ma fiere della loro degradazione e decise a viverla fino in fondo, fino al punto in cui si converte in apoteosi. Ladre dei gesti e del linguaggio, dei vestiti della loro padrona, approntano ogni sera il loro teatrino di morte, carico di riferimenti religiosi rovesciati e pervertiti, in cui si recita l'assassinio di Madame.
Monache sordide, patetiche baccanti abitate e possedute dal Dio-Madame, grottesche meninas a caccia di estasi, sordide erinni affamate di Bellezza, scassinatrici di beaux languages, accanite lettrici di cronaca nera e dei vangeli, dipingono paesaggi letterari dove il sacro e il blasfemo si coniugano e si pervertono in una mitopoiesi da fotoromanzo, nel sogno di un nuovo paradiso tra le palme e il sole di una Guyana da fumetto esotico. Il Bagno Penale diventa luogo dell'Essere, l'approdo mitico dove finalmente Crimine e Santità si congiungono nella luce redentrice della Grazia.
Madame, non meno sognatrice delle sue bonnes e posseduta dalla sua delirante performance du vide, gioca a impersonare varie forme di una femminilità in esubero, passando in rassegna gli episodi interni a due poli opposti e contigui di Santa e Puttana. Lei è l'icona da abbattere, per l'unico peccato di essere buona, bella, dolce.
Una favola nera, in bilico tra l'angoscia di esistere e la corazza dell'ironia, costruita sulla forma mista di un realismo lirico e allucinato, dove reale e irreale si confondono in un un'atmosfera onirica, da incubo magico.
Informazioni, orari e prezzi
TeatroinScatola
orario: dalle 10.00 alle 16.00 (domenica 9 maggio: pausa)
Info:
info@teatroinscatola.it
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